Biografia

Nato a Como nel 1961. Dopo gli studi al liceo artistico frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera seguendo i corsi di Pittura. Nei primi anni ’80 frequenta lo studio di Angelo Tenchio per approfondire le tecniche dell’incisione, ha qui modo di incontrare  e conoscere molti artisti del comasco; in quegli anni oltre alla pittura lavora per la grafica e l’illustrazione. Dal 1988 è docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico statale Fausto Melotti di Cantù. Vive e lavora a Como.
Si sono interessati alla sua opera: Sergio Balicco, Stefania Briccola, Fabrizia Buzio Negri, Luciano Caramel, Luigi Cavadini, Elena Di Raddo, Luigi Erba, Martita Fardin, Debora Ferrari, Monica Gibertini, Annamaria Isacco, Angelo Maugeri, Elisabetta Motta, Daniela Palazzoli, Francesco Raimondi, Paola Richetti, Roberto Sanesi, Marco Senaldi, Antonella Visconti.

 

TESTI CRITICI

“…la scelta del paesaggio come soggetto, per Giovanni Colombo, comprende non solo una visione del mondo e dei luoghi, ma diventa una testimonianza del suo rapporto con la vita [...]. Nella sua ricerca il disegno dal vero è un esercizio di resistenza e un’operazione concettuale necessaria, mentre la fotografia è una sfaccettatura della memoria puntualmente registrata su un taccuino d’appunti in cui gli scritti si mischiano agli schizzi abbozzati sull’onda di suggestioni immediate…”

 Stefania Briccola da Geometrie dello sguardo 2017

“La ricerca che negli anni Giovanni Colombo è andato sviluppando si presenta particolarmente densa di suggestioni. Il suo lavoro si articola sempre attorno all’uomo, con modalità di intervento minimale e su un livello di lettura che vive di simboli e segnali. La schematizzazione dell’immagine dentro griglie di una geometria libera ma comunque rigorosa e vincolante è indice della necessità di definire un luogo (e di un tempo senza tempo) in cui inquadrare l’azione dell’uomo. La definizione di riquadri pieni e vuoti indica le libertà che possono essere magari limitate, ma esistono e possono, anzi devono essere percorse. E, mediante segmenti, spezzature, curve e spirali l’artista va a sottolineare, a suggerire, sollecitare l’uomo.…”                                                                                                                      

Luigi Cavadini 2008

“L’ossatura delle cose. Ma subito si avverte che potrebbe anche essere, non più semplicemente ma con inquietante e anzi “scandalosa” indicazione di qualche qualità organica della geometria, della sua incidenza sulla materia, l’ossatura dello spazio. (…) Questa non è che un’ipotesi iniziale per ragionare attorno alle organizzazioni (geometriche?) del segno, o linguaggio, che nelle opere di Giovanni Colombo sembrano indicare una possibilità propria allo spazio di rappresentare, cioè di dare forma, di esporre come congegno, da un suo interno altrimenti compatto malgrado l’apparente inconsistenza e trasparenza, a tutto ciò che in esso si nasconde. …”                              

Roberto Sanesi 1991

“…Da qui l’immediata necessità -da parte nostra- di sottolineare il carattere fondamentale del suo lavoro: un instancabile, ineludibile esprit de géométrie cui fa riscontro l’esigenza mentale di creare degli spazi misurabili, si direbbe controllabili, con la precisa coscienza che, in arte, l’inanità del gesto è parallela all’illusione della sua efficacia…”          

Angelo Maugeri 1984